Secondo l’analisi presentata al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Roma, la filiera agroalimentare italiana ha dimostrato una elevata capacità di resilienza, con un incremento del fatturato che accomuna agricoltura, industria e grande distribuzione, mentre la ristorazione ricomincia crescere dopo un 2020 drammatico.
Il Made in Italy a tavola vale quasi un quarto del Pil nazionale e vede impegnati 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.
L’emergenza sanitaria Covid ha provocato una svolta salutista nei consumatori a livello globale che hanno privilegiato prodotti della dieta mediterranea. E si registra anche un impatto positivo sulle vendite all’estero della vittorie sportive che hanno dato prestigio all’immagine del Made in Italy.
L’alimentare Made in Italy registra quest'anno il record storico nelle esportazioni raggiungendo quota 52 miliardi, se il trend del +12% sarà mantenuto anche nell’ultima parte dell’anno.
L’Italia ha il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (316), 526 vini Dop/Igp e 5.333 prodotti alimentari tradizionali. È il primo produttore Ue di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni: mele e pere fresche, ciliegie, uve da tavola, kiwi, nocciole e castagne.
Principali clienti
- La Germania si classifica al primo posto tra i Paesi importatori di italian food con un incremento del 7% (gennaio-agosto 2021)
- Gli Stati Uniti si collocano al secondo posto con +17%
- La Francia è stabile al terzo posto (+7%).
- In Gran Bretagna, al quarto posto, le vendite sono stagnanti a causa delle difficoltà legate alla Brexit: procedure doganali e aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi e maggiori controlli.
Fra gli altri mercati Coldiretti segnala la crescita del 15% in quello russo e del 47% su quello cinese.
Fonte: Coldiretti