A partire dalla seconda metà del 2021, il prezzo del gas naturale in Europa è aumentato progressivamente per tre fattori principali:
- l’andamento congiunturale legato alla ripresa internazionale delle attività economiche, con conseguente rimbalzo della domanda mondiale
- l’accelerazione nel processo di sostituzione del carbone come vettore energetico dell’economia cinese, con conseguente aumento della richiesta di gas naturale liquefatto
- le crescenti tensioni geo-politiche generate dal conflitto Russia - Ucraina.
Ad agosto 2022, sotto la spinta di una crescita anomala della domanda di gas per riempire gli stoccaggi in vista dell’inverno, ha toccato i 239 $ per MWh contro una media del primo semestre del 2022 di circa 109,7$, a sua volta il doppio rispetto al livello medio del 2021 (54,9$) e dieci volte quello del 2019 (11,1$). Da settembre, con il progressivo raggiungimento del target europeo del 90% di riempimento degli stoccaggi, il prezzo del gas è iniziato a calare velocemente, rimanendo però sui valori record.
Se l’Europa è il continente più esposto agli aumenti del prezzo del gas naturale, molto eterogenea è la situazione delle singole economie nazionali. L’Italia è il Paese europeo più vulnerabile ai rincari energetici: è maggiore l’incidenza del gas importato sia come fonte di produzione di energia elettrica (il 45%, contro una media UE del 18%), sia come voce di consumo diretto da parte di imprese e famiglie (il 29%, a fronte del 16% europeo).
Decisamente migliore la situazione di Germania, Francia e Spagna (tra gli altri), soprattutto per effetto di una dipendenza dal gas nella generazione di energia elettrica significativamente più contenuta. Nel caso tedesco, ciò è possibile grazie a un massiccio ricorso al carbone oltre che alle fonti rinnovabili, nei casi francese e spagnolo soprattutto grazie al nucleare.
Criticità per il sistema energetico italiano
Per le imprese italiane l’incidenza dei costi energetici sul totale dei costi di produzione è stimata raddoppiare nel 2022 rispetto alla media pre-pandemica (da poco meno del 5% al 10%), con picchi nei settori più energivori, come metallurgia, chimica, minerali non metalliferi, vetro, carta, ma anche per alloggi e ristorazione.
Sono due le principali criticità che minacciano la tenuta del sistema energetico italiano in vista dell’inverno.
- La prima riguarda la capacità dei bilanci degli operatori energetici e degli utenti finali (famiglie e imprese non energetiche) di assorbire i rincari di gas e elettricità.
- La seconda riguarda il rischio di svuotamento degli stoccaggi di gas naturale, a fronte dell’elevato costo di riempimento degli stessi, anche in vista del prossimo anno.
Gli stoccaggi costituiscono infrastrutture nevralgiche per garantire la copertura dei picchi di consumo e per affrontare interruzioni negli approvvigionamenti di gas dall’estero. L’Europa si è dotata di un nuovo regolamento che impone agli Stati Membri il riempimento degli stoccaggi all’80% entro novembre per l’anno in corso e al 90% negli anni successivi .
In Italia, sono attualmente presenti 15 siti di stoccaggio, gestiti in regime di concessione da operatori privati, per una capacità complessiva di circa 18 miliardi di metri cubi, che fanno dell’Italia il secondo paese europeo per capacità di stoccaggio (18% del totale UE) dopo la Germania. La strategia messa in atto dal Governo Draghi ha consentito di raggiungere un elevato grado di riempimento superando l’obiettivo del 90%.
A inizio settembre è stato inoltre pubblicato il Piano Nazionale per il contenimento di consumi di gas naturale, che prevede una riduzione volontaria dei consumi tra agosto 2022 e marzo 2023 fino al 15% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (oltre miliardi di metri cubi in meno). Il Piano è cruciale per evitare un eccessivo svuotamento degli stoccaggi nazionali in caso di azzeramento delle forniture dalla Russia.
L’elevato tasso di riempimento degli stoccaggi e la riduzione volontaria dei consumi permetterebbero all’Italia di far fronte al blocco totale del gas russo nell’immediato futuro. Rimangono tuttavia due punti di attenzione:
- la possibilità che l’inverno si riveli più rigido e lungo del previsto, rendendo necessari ulteriori tagli ai consumi
- la necessità di provvedere al riempimento degli stoccaggi al termine della stagione invernale, in un contesto in cui i prezzi del gas potrebbero rimanere soggetti a elevata volatilità, rendendo l’accumulo di riserve per l’inverno 2023-2024 ancora più critico.
È attualmente in discussione una nuova proposta di regolamento europeo che prevede, per un periodo limitato di tempo, l’obbligo di acquisti congiunti di gas, per un valore almeno pari al 15% degli stoccaggi. La proposta include anche la possibilità di imporre un limite temporaneo alla volatilità di breve periodo dell’indice della borsa europea del gas, così da ridurne l’impatto sui contratti di fornitura indicizzati.
Il documento è stato coordinato da Andrea Montanino e Simona Camerano e predisposto da: Alberto Carriero, Livio Romano, Benedetta Scotti e Sofia Torreggiani con le informazioni disponibili al 26 ottobre 2022.
Fonte: Cdp - Brief “Il sistema energetico italiano alla prova dell’inverno”