Il Regno Unito recederà dall'UE a far data dall’entrata in vigore dell’accordo di recesso ovvero, in mancanza di definizione dell’accordo, in ogni caso decorso il termine di due anni dalla data di notifica al Consiglio Europeo (salvo proroga).
Sino a quel momento il Regno Unito rimarrà membro dell'UE a tutti gli effetti, con conseguente permanenza nel mercato unico.
Come noto, gli Stati membri dell’UE compongono, nel complesso, un unico territorio senza frontiere interne o altri ostacoli alla libera circolazione dei beni e dei servizi.
Il mercato unico, per quanto attiene la libera circolazione dei beni, è realizzato anche tramite l'istituzione di un’unione doganale a fronte della quale è prevista l'applicazione della stessa tariffa doganale e delle misure di politica commerciale alle merci oggetto di scambi tra i vari Paesi membri dell'UE e i Paesi o territori non facenti parte dell'unione doganale. Allo stesso tempo, è garantita la libera circolazione delle merci all'interno dell'UE: nessun dazio o altre misure di politica commerciale sono applicate agli scambi intra-UE.
L’uscita dall'UE, dunque, significa per il Regno Unito abbandonare il mercato unico e l’unione doganale europea, con la conseguenza che le merci scambiate tra l'UE e il Regno Unito non potranno più circolare liberamente e saranno, invece, parificate ai prodotti attualmente importati da territori extra-UE.
Tali conseguenze potranno essere mitigate dalla sottoscrizione di accordi atti ad incidere, almeno parzialmente, rispetto agli effetti di detta fuori-uscita. In sostanza, l’impatto della Brexit dipenderà da come verrà definito il rapporto tra UE e Regno Unito in futuro. È ragionevole attendersi che UE e Regno Unito intendano impostare i reciproci rapporti in modo tale da salvaguardare gli interessi in gioco.
Ad oggi, tuttavia, è solo possibile formulare alcune ipotesi.
Appare perciò prudente prepararsi ad affrontare le conseguenze connesse alla fuori-uscita del Regno Unito senza tenere conto della sottoscrizione di accordi eventuali.
Possibili conseguenze a seguito della Brexit
Di seguito sono forniti alcuni spunti di riflessione rispetto agli effetti della Brexit nel caso in cui, alla data di perfezionamento del recesso del Regno Unito, nessun accordo sia formalizzato.
Dazi doganali
Prima di tutto le importazioni dal Regno Unito nell'UE saranno soggette a dazi all'importazione conformemente alle regole del WTO. Ciò comporta l’applicazione alle stesse del dazio pieno da tariffa doganale (ciò, ovviamente, in assenza di accordi di libero scambio), con conseguente aumento del costo dei materiali acquistati da fornitori del Regno Unito.
Il principio della Most Favored Nation (MFN) impedisce all'UE di rinunciare all’applicazione di dazi doganali per i prodotti del Regno Unito, in quanto ciò innescherebbe una pari rinuncia all’applicazione dei dazi in relazione a tutti i beni provenienti da Paesi terzi (ad esempio Cina).
Di contro, per il Regno Unito sarà possibile imporre dazi sulle merci importate dall'UE. Va però considerato che i dazi applicati dal Regno Unito dovranno comunque rispettare il principio MFN e gli altri principi previsti dal WTO/GATT.
Procedure doganali
L'UE ha previsto un sistema uniforme per la gestione delle operazioni doganali grazie alla implementazione di norme comuni che prevedono, peraltro, notevoli semplificazioni (es. sdoganamento centralizzato, ecc.).
I soggetti operanti nel Regno Unito non potranno più beneficiare di queste procedure doganali armonizzate, dovendo invece ivi rispettare le disposizioni che verranno emanate dal Regno Unito.
Sarà perciò necessario adattare le proprie procedure operative alle nuove norme che verranno attuate nel Regno Unito, con conseguente e significativo aumento degli oneri amministrativi.
Accordi di libero scambio
Nel corso degli anni, l'UE ha concluso numerosi accordi di libero scambio a nome di tutti gli Stati membri, Regno Unito compreso, quale parte integrante della politica commerciale dell'UE stessa.
La Brexit porterà alla necessaria uscita del Regno Unito da tali Accordi ed alla conseguente rinegoziazione da parte del Regno Unito degli accordi di libero scambio esistenti con i Paesi terzi.
Potrà trattarsi, evidentemente, di un percorso lungo e complesso. Le aziende che beneficiano di accordi di libero scambio avranno bisogno di analizzare i loro sistemi di approvvigionamento e prepararsi per adattamenti nelle loro catene di approvvigionamento, soprattutto nel caso in cui una parte della loro produzione si trovi nel Regno Unito.
Impatti non fiscali
Oltre agli aspetti fiscali, l'unione doganale regolamenta anche misure non fiscali (e. autorizzazioni, registrazioni ecc.) che, con l’uscita dall’UE, torneranno applicabili agli operatori del Regno Unito.
Le società del Regno Unito dovranno essere preparate a gestire tutti questi aspetti, essenziali al fine di accedere al mercato dell’UE. Di converso, anche il flusso in entrata nel Regno Unito potrebbe porre nuove restrizioni di accesso al mercato e le imprese europee avranno bisogno di conformarsi a dette nuove barriere commerciali.
Antidumping e misure compensative
Non si può escludere che il Regno Unito, riacquisita piena libertà nella definizione della propria politica commerciale, potrebbe adottare misure antidumping e anti-subsidy a sfavore dei prodotti provenienti dall'UE. Come anticipato, è tuttavia assai probabile che l’uscita dal Regno Unito sia accompagnata dalla sottoscrizione di un accordo volto a mitigare gli effetti che tale fuori-uscita può sortire.
Assetti plausibili post- Brexit
Di seguito vengono formulate alcune ipotesi in merito agli assetti plausibili post-Brexit:
Spazio economico europeo (SEE)
Il Regno Unito potrebbe chiedere di aderire allo Spazio economico europeo. In questo modo il Regno Unito potrebbe ancora godere dei vantaggi del mercato unico, ferma restando la soggezione al diritto UE nelle zone coperte dall'accordo SEE. Tuttavia, il Regno Unito non avrebbe alcuna influenza rispetto alla formazione del diritto UE stesso. Inoltre, in questa ipotesi, il Regno Unito dovrebbe consentire la libera circolazione delle persone ed a corrispondere contributi al bilancio dell'UE.
Associazione europea di libero scambio (EFTA)
Un'altra opzione è costituita dall'adesione del Regno Unito all’Accordo EFTA. Tale soluzione consentirebbe al Regno Unito un accesso limitato al mercato unico nei settori in cui è in grado di negoziare accordi bilaterali con l'UE. Tali accordi bilaterali potrebbero assicurare la libera circolazione delle merci ma dovrebbero verosimilmente comprendere anche la libera circolazione delle persone.
Unione doganale
Il Regno Unito potrebbe anche tentare di optare per l’istituzione di un'unione doganale con l’UE.
Simile accordo è attualmente in essere tra UE e Turchia. L’unione doganale tra UE e Turchia prevede la libera circolazione di tutti i prodotti industriali; restano esclusi i prodotti del settore agricolo (ad eccezione dei prodotti agricoli trasformati), i servizi o appalti pubblici. Oltre a stabilire una tariffa esterna comune per i prodotti ricompresi e l’applicazione di nessuna tariffa interna, l'unione doganale prevede inoltre che la Turchia debba allinearsi rispetto a specifici standard relativamente alle merci scambiate.
Accordo di libero scambio
Ancora, tra Regno Unito ed UE potrebbe essere sottoscritto un accordo di libero scambio a fronte del quale sarebbe consentita la disapplicazione, totale o parziale, dei dazi all’importazione dei prodotti originari. Simile accordo potrebbe anche prevedere la rimozione di alcune barriere non tariffarie. Il risultato di un accordo di libero scambio dipende dal livello di libero scambio tra le parti contraenti.
Accordo WTO
Infine, nel caso in cui nessun accordo venisse raggiunto, i rapporti tra UE e Regno Unito verrebbero regolati dalla sola applicazione delle regole WTO. Ciò comporterebbe la necessità di considerare il Regno Unito come Paese terzo in senso stretto. Gli scambi commerciali tra il Regno Unito e l'UE sarebbero soggetti alla stessa struttura normativa degli altri membri del WTO (in assenza di accordo di libero scambio).
Pier Paolo Ghetti