Sul quadro gravano molteplici rischi al ribasso connessi con: l’aggravamento delle tensioni geopolitiche, il persistere di elevati livelli di inflazione, l’eventuale adozione di politiche monetarie eccessivamente restrittive e non coordinate, il più brusco rallentamento dell’economia cinese.
Il prezzo del petrolio qualità Brent è sceso a circa 90 dollari il barile nella media di settembre, il livello più contenuto dall’inizio della guerra in Ucraina, risentendo principalmente del peggioramento delle prospettive nelle maggiori economie e del rallentamento della domanda proveniente dalla Cina.
Il prezzo del gas naturale scambiato sul mercato olandese Title Transfer Facility (TTF) ha raggiunto quasi i 340 euro per megawattora alla fine di agosto. Successivamente il prezzo è sceso, fino a poco più di 110 euro il 18 ottobre; alla diminuzione hanno contribuito il rallentamento degli acquisti, conseguente al raggiungimento dell’obiettivo di stoccaggio all’80 per cento suggerito dalla Commissione europea e il calo dei consumi. Il 18 ottobre la Commissione ha proposto nuove misure per contenere i rialzi delle quotazioni. I futures segnalano che il prezzo del gas naturale rimarrà molto elevato per tutto il prossimo anno, anche a causa dei rischi gravanti sulla sicurezza degli approvvigionamenti.
Area dell’euro
L’attività ha segnato un’espansione in tutte le principali economie, in modo marcato in Spagna e in Italia (che hanno beneficiato anche del forte impulso delle attività turistiche e ricreative) e più moderatamente in Francia e in Germania.
L’attività economica nell’area dell’euro avrebbe ristagnato nei mesi estivi, risentendo in particolare degli ulteriori forti rincari delle materie prime energetiche e dell’accresciuta incertezza connessa con il protrarsi della guerra in Ucraina.
ll prodotto crescerà del 3,1 per cento quest’anno, dello 0,9 nel 2023 e dell’1,9 nel 2024. Rispetto allo scorso giugno, le stime sono state riviste al rialzo per il 2022 e al ribasso per i due anni successivi.
L’inflazione al consumo si è portata in settembre al 9,9 per cento. Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha avviato la fase di rialzo dei tassi di riferimento, con due interventi consecutivi nelle riunioni di luglio e di settembre. Secondo le proiezioni degli esperti della BCE pubblicate in settembre, la dinamica dei prezzi nell’area si porterà all’8,1 per cento in media nel 2022, per poi scendere gradualmente nel corso del 2023 e convergere verso un valore di poco superiore all’obiettivo di inflazione nella seconda parte del 2024.
Economia italiana
Nel secondo trimestre il prodotto è aumentato dell’1,1 per cento sul periodo precedente; è stato sostenuto dal ritorno alla crescita dei consumi delle famiglie, grazie anche al miglioramento della situazione epidemiologica, e dall’incremento degli investimenti. In primavera gli investimenti ‒ trainati dalla spesa in impianti e macchinari e da quella in costruzioni ‒ hanno continuato a crescere (1,1 per cento sul periodo precedente), sebbene a un tasso più contenuto rispetto al primo trimestre.
Per tenere conto dell’incertezza internazionale, Banca d’Italia ha formulato uno scenario di base e uno avverso.
- Nello scenario di base si ipotizza che i flussi di gas dalla Russia verso il nostro paese rimangano sui livelli osservati negli ultimi mesi e che i prezzi delle materie prime siano coerenti con quelli desumibili dai recenti contratti futures. Il PIL aumenterebbe del 3,3 per cento nel 2022, dello 0,3 nel 2023 e dell’1,4 per cento nel 2024. L’inflazione al consumo sarebbe pari all’8,5 per cento nella media di quest’anno e si manterrebbe elevata nel prossimo, al 6,5 per cento, per poi scendere sensibilmente nel 2024, quando si collocherebbe poco al di sopra del 2 per cento.
- Nello scenario avverso – che presuppone un arresto delle forniture di gas russo dall’ultimo trimestre del 2022, un ulteriore rincaro dell’energia e un più forte rallentamento del commercio mondiale – il PIL si espanderebbe del 3 per cento quest’anno, si contrarrebbe di oltre l’1,5 nel 2023 e tornerebbe a crescere moderatamente nel 2024. L’inflazione, lievemente più elevata nell’anno in corso rispetto allo scenario di base, continuerebbe a salire anche il prossimo anno, superando il 9 per cento, per poi scendere in maniera decisa nel 2024.
Scambi con l’estero e bilancia dei pagamenti
Le esportazioni in volume sono di nuovo aumentate nel secondo trimestre, sospinte sia dalla componente dei beni sia, in misura più intensa, da quella dei servizi; nel bimestre luglio-agosto le vendite all’estero di beni hanno lievemente rallentato.
Le vendite di beni in volume, dopo essere fortemente aumentate nel primo trimestre, sono cresciute nel secondo dell’1,5 per cento. La dinamica positiva ha interessato principalmente i mercati dell’area dell’euro. Dal punto di vista settoriale, è stato diffuso alla maggior parte dei comparti; vi hanno contribuito in special modo i petroliferi raffinati e la farmaceutica. Le esportazioni di servizi sono cresciute, per effetto soprattutto della ripresa del turismo internazionale.
È proseguito il forte peggioramento del saldo di conto corrente, in atto dalla seconda metà del 2021, a causa dell’ulteriore ampliamento del deficit energetico. Nei primi otto mesi del 2022 il saldo è diventato negativo per 12,9 miliardi di euro, contro un surplus di 43,5 nello stesso periodo dello scorso anno.
Fonte: Banca d’Italia (Bollettino economico - 21 ottobre 2022)