Il 2 aprile l’amministrazione statunitense ha annunciato un drastico aumento dei dazi verso quasi tutti gli altri paesi, commisurato al loro avanzo commerciale nei confronti degli Stati Uniti. L’annuncio dei nuovi dazi ha causato una rapida e decisa correzione dei corsi azionari che hanno registrato cali consistenti, soprattutto nei settori più esposti al commercio mondiale. I mercati finanziari hanno poi recuperato in parte i cali registrati dal 2 aprile, ma permane un contesto di elevata incertezza.
L’espansione del PIL mondiale, già rivista al ribasso nelle proiezioni formulate dall’OCSE prima del 2 aprile, potrà risentire significativamente degli effetti diretti e indiretti dei nuovi dazi e dell’incertezza connessa con le politiche commerciali restrittive.
A differenza di altri passati episodi di forte turbolenza sui mercati, il dollaro si è deprezzato rispetto a tutte le principali valute. Il deprezzamento del dollaro riflette il marcato calo dei rendimenti sui titoli di Stato statunitensi nel confronto con quelli dell’area dell’euro e del Giappone, nonché l’acuirsi delle tensioni commerciali a seguito delle decisioni dell’amministrazione statunitense.
Le quotazioni di petrolio e gas naturale sono bruscamente diminuite, riflettendo prospettive di un deterioramento della domanda.
Il 9 aprile l’amministrazione statunitense ha annunciato una sospensione parziale dei dazi per un periodo di tre mesi, durante il quale verrà applicata un’aliquota ridotta al 10% verso tutti i partner commerciali, tranne la Cina.
In Europa
Nei primi mesi dell’anno il PIL dell’area dell’euro ha continuato a crescere moderatamente, sostenuto dall’evoluzione dei consumi, a fronte della debolezza degli investimenti in beni strumentali. Il prodotto ha ulteriormente beneficiato dell’espansione dei servizi e di un recupero dell’attività nella manifattura.
L’inflazione è scesa, collocandosi poco al di sopra del 2%.
A gennaio e a marzo la BCE ha abbassato il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale per un totale di 50 punti base, portandolo al 2,5% (150 punti base sotto al picco raggiunto nel giugno 2024). I mercati si attendono nel corso del 2025 ulteriori tagli dei tassi ufficiali tra 75 e 100 punti base.
In Italia
L’attività economica è stata sospinta dai consumi, favoriti dalla tenuta dell’occupazione e dall’incremento delle retribuzioni. Resta comunque debole l’andamento degli investimenti in beni strumentali, anche a causa del basso grado di utilizzo della capacità produttiva e di condizioni di finanziamento ancora restrittive.
L’attività è stata sostenuta dai servizi; la manifattura ha segnato un lieve miglioramento, ma in prospettiva potrà subire le ripercussioni dei nuovi dazi e, più in generale, dell’instabilità del contesto internazionale. Nelle costruzioni, lo stimolo fornito dal PNRR ha compensato la riduzione nel comparto abitativo, conseguente al venire meno degli incentivi alla riqualificazione degli immobili residenziali.
Le esportazioni di beni sono tornate a crescere nei primi due mesi del 2025, verosimilmente sospinte anche dall’anticipazione degli acquisti prima dell’entrata in vigore dei dazi statunitensi.
In prospettiva le esportazioni risentiranno degli effetti dell’incremento dei dazi, anche se la composizione settoriale, il posizionamento qualitativo e il buon livello di profittabilità delle imprese italiane operanti sul mercato statunitense potrebbero mitigare le conseguenze del calo della domanda da parte degli Stati Uniti, quantomeno nel breve periodo.
Previsioni
Le proiezioni pubblicate da Banca d’Italia il 4 aprile, prefigurano che il prodotto italiano aumenterà dello 0,6% nell’anno in corso, dello 0,8% nel prossimo e dello 0,7% nel 2027.
Lo scenario include una parziale valutazione degli effetti dei dazi annunciati il 2 aprile dagli Stati Uniti, ma non tiene conto degli impatti di eventuali misure ritorsive, delle possibili conseguenze sui mercati internazionali, della temporanea e parziale sospensione annunciata il 9 aprile.
Il PIL sarà frenato dalla domanda estera per effetto dei dazi; sarà invece sostenuto dall’espansione dei consumi, favorita dal buon andamento dei redditi reali.
Gli investimenti beneficeranno delle misure del PNRR, ma saranno penalizzati dall’incertezza connessa con le tensioni commerciali.
La crescita potrebbe risentire in modo particolarmente pronunciato di eventuali misure ritorsive, di ulteriori aumenti dell’incertezza, nonché di tensioni prolungate sui mercati finanziari, da cui potrebbero derivare un forte rallentamento della domanda estera e un deterioramento della fiducia di famiglie e imprese.
Fonte: Banca d’Italia
Stima preliminare del Pil - I trimestre 2025
Nel primo trimestre del 2025, l’Istat stima che il PIL sia aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% rispetto al primo trimestre del 2024.
La variazione congiunturale è la sintesi di un aumento del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell’industria, mentre i servizi sono risultati stazionari.
Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta.
La variazione acquisita per il 2025 è pari a +0,4%.
Fonte: Istat