In estate, l’attività economica globale ha decelerato. Secondo le previsioni pubblicate in ottobre dal FMI, il prodotto mondiale rallenterà nel biennio 2023-24. Le tensioni geopolitiche, accentuate dai recenti attacchi terroristici in Israele, pesano sull’evoluzione del quadro congiunturale globale.
Nel terzo trimestre gli indici dei responsabili degli acquisti PMI (purchasing managers’ indices) delle imprese manifatturiere, in calo dalla seconda metà del 2022, sono rimasti al di sotto della soglia di espansione nelle principali economie avanzate. In Cina, dopo il temporaneo miglioramento di inizio anno, l’indicatore è tornato su livelli coerenti con una crescita solo moderata. L’attività nei servizi si è indebolita in tutti i maggiori paesi.
La debolezza dell’interscambio di merci grava sulle prospettive del commercio internazionale. Sono tornate a salire le quotazioni energetiche.
Area dell'euro
Secondo le stime della Banca d’Italia il ristagno del PIL nell’area dell’euro, in atto dalla fine del 2022, è proseguito anche nei mesi estivi. Vi hanno inciso le condizioni di finanziamento più rigide e gli effetti dell’alta inflazione sul potere d’acquisto delle famiglie. L’attività rimane fiacca nella manifattura e si indebolisce nei servizi.
In settembre l’inflazione al consumo e quella di fondo sono scese al 4,3 e al 4,5%, rispettivamente. Nelle proiezioni della BCE la dinamica dei prezzi al consumo diminuirà marcatamente nel 2024 (al 3,2%) e nel 2025 (al 2,1%).
Nell’area dell’euro il costo dei finanziamenti a imprese e famiglie è ulteriormente salito, riflettendo il rialzo dei tassi ufficiali; i rendimenti sui titoli pubblici decennali sono aumentati, così come i differenziali di quelli italiani con i corrispondenti titoli tedeschi.
Tra la fine di giugno e l’inizio di ottobre l’euro si è deprezzato nei confronti del dollaro per effetto delle migliori prospettive di crescita negli Stati Uniti rispetto all’area, nonché dell’aumento del differenziale tra i tassi di interesse, in particolare sulle scadenze a medio e a lungo termine. Il tasso di cambio effettivo nominale dell’euro contro le valute dei principali 41 partner commerciali dell’area è rimasto invece sostanzialmente invariato.
In Italia
Dopo la diminuzione del secondo trimestre è proseguita la fase di debolezza dell’attività economica in Italia, estesa sia alla manifattura sia ai servizi. Gli indicatori confermano la fiacchezza della domanda interna, che riflette l’inasprimento delle condizioni di accesso al credito, l’erosione dei redditi delle famiglie dovuta all’inflazione e la perdita di vigore del mercato del lavoro.
Nello scenario di base del quadro previsivo di Banca d’Italia, il PIL aumenterebbe dello 0,7% quest’anno, dello 0,8% nel 2024 e dell’1% nel 2025.
La crescita risentirebbe dell’inasprimento delle condizioni di finanziamento e della debolezza degli scambi internazionali; beneficerebbe invece degli effetti delle misure del PNRR e del graduale recupero del potere d’acquisto delle famiglie.
Le esportazioni risentono sia della scarsa vivacità della domanda mondiale, sia dell’attività economica nell’area dell’euro. In primavera le esportazioni in volume sono scese dello 0,6%, a causa del calo della componente dei beni, che ha più che controbilanciato la crescita di quella dei servizi. Si sono ridotte le vendite di beni sia nei mercati esterni all’area dell’euro sia in quelli interni, riflettendo il rallentamento del commercio mondiale e il calo delle esportazioni nei principali paesi dell’area.
Secondo valutazioni della Banca d’Italia, in luglio le esportazioni di beni in volume sono diminuite rispetto alla media del trimestre precedente, a fronte di una contrazione più intensa delle importazioni. In agosto le vendite di beni nei mercati extra-UE sono cresciute, sostenute in particolare da consegne della cantieristica navale. L’indicatore sugli ordini esteri dell’indagine dell’Istat presso le imprese manifatturiere e il corrispondente indice PMI sono coerenti con un significativo indebolimento della domanda estera.
Si è osservato un netto miglioramento dei tempi di consegna delle merci, che indica un progressivo, seppur non definitivo, superamento delle difficoltà di approvvigionamento.
La competitività di prezzo all’esportazione è lievemente diminuita nel secondo trimestre rispetto ai primi tre mesi dell’anno.
In primavera il saldo di conto corrente (in termini destagionalizzati) è risultato pressoché in pareggio (0,1 per cento in rapporto al PIL, da -0,2 nel trimestre precedente). Vi ha contribuito la diminuzione del disavanzo energetico, che rispecchia principalmente il calo dei prezzi, soprattutto di quello del gas naturale.
Fonte: Banca d’Italia (Bollettino Economico 4 - 2023)