Secondo l’ultimo censimento dell’agricoltura, le aziende agricole biologiche sono localizzate prevalentemente nei territori collinari e montani. Ciò a dimostrazione del fatto che le aziende localizzate nelle aree meno favorevoli sono più portate a valorizzare i propri prodotti, anche mediante la certificazione biologica, per controbilanciare gli effetti sul reddito delle più difficili condizioni pedo-climatiche.
Le aziende biologiche sono condotte da imprenditori giovani, istruiti e innovativi, che conseguono risultati economici interessanti.
Le aziende biologiche informatizzate rappresentano il 15,6% del totale, più di quattro volte il valore rilevato per le aziende nel loro complesso, divario particolarmente importante nel Mezzogiorno. Le regioni centrali, invece, si distinguono per la maggiore frequenza, tra le aziende biologiche, di quelle che hanno un sito web o che utilizzano l’e-commerce per vendere i propri prodotti.
Secondo i dati SINAB, l’Italia si conferma tra i primi dieci paesi al mondo per estensione di superficie impiegata a biologico e numero di aziende e per la più alta incidenza di SAU biologica su quella totale (oltre il 9%).
Nel 2012, indicazioni di crescita si hanno a livello sia di produzione (dopo il rallentamento degli ultimi anni, sono di nuovo in aumento i produttori e, quindi, la SAU) sia di mercato, nonostante la crisi economica abbia iniziato a colpire anche la spesa alimentare.
Il settore biologico, almeno al momento, non sembra risentire degli effetti della crisi grazie ai valori positivi che incorpora nei suoi prodotti - protezione della salute, rispetto dell’ambiente e maggiore equità tra i diversi attori della filiera - valori su cui è cresciuta notevolmente la sensibilità di molte fasce di consumatori.
La superficie biologica, risulta, a livello nazionale, pari a 1.167.362 ettari, con un aumento rispetto all’anno precedente del 6,4%. I principali orientamenti produttivi sono il foraggio, i cereali e i pascoli. Segue, in ordine di importanza, la superficie investita a olivicoltura.
Contesto internazionale
Il quadro complessivo della diffusione dell’agricoltura biologica nel mondo è piuttosto stabile da circa un triennio, dopo la sostenuta crescita verificatasi nel triennio precedente (dati FiBL – IFOAM1). La superficie globale interessata si è assestata sui 37,2 milioni di ettari, di cui l’81% concentrato in Oceania, Europa e America Latina.
L’Italia resta fra i primi dieci paesi al mondo per superficie coltivata con metodo biologico e, fra questi, è quello con la più alta percentuale di SAU biologica rispetto alla SAU totale.
È sempre italiano, inoltre, il primato europeo per numero di produttori e, in generale, di operatori certificati (compresi, quindi, i trasformatori e gli importatori).
A fronte di una contrazione generale dei consumi di prodotti agroalimentari, il fatturato mondiale dei prodotti e degli alimenti biologici continua a crescere. Organic Monitor stima un fatturato complessivo di 63 miliardi di dollari nel 2011 (pari a 47,8 miliardi di euro), con un incremento del 6,3% sul 2010. La domanda è concentrata principalmente in Nord America e in Europa che, insieme, rappresentano il 96% delle vendite.
I paesi che hanno registrato il più elevato fatturato sul mercato interno sono stati gli Stati Uniti, con 21 miliardi di euro, la Germania (6,6 miliardi di euro) e la Francia (3,8 miliardi di euro). L’Italia si colloca al sesto posto dopo Canada e Regno Unito, con un valore del mercato interno pari a circa 1,7 miliardi di euro.
Il valore del mercato si concentra, pertanto, nel Nord America e in Europa, mentre le superfici coltivate a biologico più ampie non sempre si localizzano in queste aree. Ad esempio, il Nord America rappresenta circa il 50% del valore del mercato complessivo a fronte di un peso di appena il 7,5% in termini di superfici. Al contrario, in Asia, Oceania e America Latina, la quota delle superfici è di gran lunga più elevata rispetto a quella del mercato.
Riguardo al mercato europeo, esso è stimato, nel 2011, da FIBL-IFOAM in 21,5 miliardi di euro (19,7 miliardi nella UE), con un incremento del 9% rispetto al 2010. Nel 2011, il mercato è cresciuto di più delle superfici e a tassi più elevati rispetto a quelli del biennio precedente.
Il paese con il giro d’affari più rilevante è la Germania (6,6 miliardi di euro nel 2011), seguita da Francia (3,8 miliardi) e Regno Unito (1,9 miliardi). Al quarto posto si colloca l’Italia con 1,7 miliardi di euro e un peso sul valore totale del mercato UE dell’8%. Ben sette paesi europei rientrano tra i primi dieci al mondo per giro d’affari nazionale.
L’Italia è anche il quarto paese europeo per maggiore incremento del mercato nel 2011 (+11%), dopo Croazia (+20%), Olanda (+15%) e Danimarca (+13%). Molti di questi grandi mercati dipendono ancora fortemente dall’import, come la Francia, ad esempio, che importa circa il 30% dei suoi prodotti biologici.
I paesi in cui la quota del segmento biologico rispetto al totale del mercato alimentare è più alta sono Danimarca, Austria e Svizzera, con un peso non inferiore al 5%.
Anche la spesa pro capite annua si concentra soprattutto in questi paesi; la Svizzera si colloca al primo posto con 177 euro, seguita dalla Danimarca con 162 euro e dal Lussemburgo (134 euro). Si tratta, tuttavia, di mercati di dimensioni medio-piccole.
L’approfondimento di questa edizione del Report è dedicato al settore lattiero-caseario e a quello delle piante officinali. Un capitolo approfondisce poi il funzionamento del settore in Danimarca, un paese dove l’agricoltura biologica riveste una certa importanza produttiva e una buona organizzazione della filiera e del mercato.
Il 2014 sarà un anno di svolta, con la revisione di tutte le principali politiche in favore del settore: dalla revisione del reg. (CE) 834/2007 a quella di entrambi i pilastri della PAC. Solo nei prossimi anni si potrà valutare se i cambiamenti introdotti dalle politiche saranno in grado di incidere con maggiore efficacia sui reali fabbisogni delle aziende e della filiera biologiche.
Fonte: Bioreport 2013