Le vendite di bio in Giappone valgono 2 miliardi di euro, ma l’incidenza complessiva del bio sul totale del carrello alimentare è ancora marginale. Il trend è molto positivo, come confermato anche dal panel di imprese alimentari e vitivinicole italiane intervistate da Nomisma.
Nei prossimi anni in Giappone la superficie coltivata secondo il metodo biologico - grazie al piano di sviluppo del Ministero dell’agricoltura giapponese “Organic Village” - arriverà al 25% dei terreni coltivati entro il 2050.
Il mercato degli alimenti «naturali» – healthy, naturali, sostenibili e vegetariani/vegani – è stimato oggi in circa 6 miliardi euro, suggerendo l’enorme potenziale di crescita del mercato biologico.
Pasta, olio extra-vergine, formaggi e vino sono i prodotti italiani a marchio bio più acquistati dai consumatori giapponesi.
L’interesse per il bio è però ancora molto concentrato sulla fascia medio-alta della popolazione: famiglie abbienti con figli piccoli residenti prevalentemente nella regione di Tokyo, fortemente interessate ai prodotti di importazione.
Ma il graduale cambiamento delle famiglie giapponesi verso uno stile di vita più sano pare irreversibile, anche grazie ai programmi educativi introdotti nelle scuole per promuovere lo sviluppo sostenibile.
Nel consumo domestico vi sono due leve che guidano le scelte del consumatore giapponese: l’origine nazionale del prodotto e il prezzo. Solo l’8% sceglie come primo criterio di scelta per la spesa alimentare il marchio biologico: i consumatori hanno una forte sensibilità al prezzo e, al tempo stesso, forti difficoltà a riconoscere i reali valori sottostanti alle produzioni biologiche.
Oltre 1 consumatore su 3 dichiara di non aver informazioni sufficienti sulle caratteristiche e i valori degli alimenti biologici (quota che supera il 70% per i non user di bio). Più di 1 consumatore su 2 vorrebbe avere informazioni più dettagliate sul contributo alla sostenibilità (ambientale, sociale ed economica), sui benefici salutistici e sulla distintività del biologico rispetto al convenzionale.
A differenza di quanto accade in altri mercati, i consumatori giapponesi non scelgono il biologico per motivi legati alla sostenibilità ambientale di questo metodo produttivo, quanto piuttosto per la sicurezza e la qualità del bio (il 64% afferma di scegliere prodotti biologici perché più sicuri per la salute)
Nel percepito dei consumatori giapponesi, l’Italia si posiziona al terzo posto, dopo Francia e Australia, tra i Paesi che producono i prodotti bio di maggiore qualità. Il 13% dei consumatori si dice interessato all’acquisto di un prodotto alimentare italiano a marchio bio.
La survey sui consumatori giapponesi è stata presentata in occasione del forum ITA.BIO, la piattaforma online di dati e informazioni per l’internazionalizzazione del biologico Made in Italy curata da Nomisma e promossa da ICE Agenzia e FederBio.
Come promuovere il bio
- Sfruttare la ristorazione fuori casa, da sempre ambito di forte sperimentazione per il consumatore
- Offrire la possibilità di conoscere i prodotti tramite assaggi e materiali nei punti vendita
- Usare packaging riciclabile, di alta qualità sia nella grafica che nella precisione del confezionamento.
Fonte: Nomisma