La terza Relazione ripercorre i risultati conseguiti nel secondo semestre dello scorso anno e i traguardi e gli obiettivi relativi al primo semestre di quest’anno. Fornisce inoltre una stima delle spese effettivamente sostenute allo scorso febbraio, analizza le difficoltà di attuazione riscontrate e, prefigurando una generale revisione del PNRR, illustra le linee di intervento legate a REPowerEU.
Traguardi e obiettivi del I semestre 2023 (Quarta rata)
Per il primo semestre di quest’anno, il Piano prevedeva il raggiungimento di 27 risultati, di cui 8 relativi a riforme e 19 a investimenti. Come nel precedente semestre, i risultati da conseguire riguardavano in larga parte le missioni relative alla transizione ecologica e digitale.
Alcuni dei risultati previsti per l’erogazione della quarta rata sono oggetto di una proposta di modifica avanzata dal Governo lo scorso 11 luglio, che ha già ricevuto una valutazione preliminare positiva da parte della Commissione europea.
Le variazioni richieste riguardano misure inerenti la tecnologia satellitare e l’economia spaziale, l’industria cinematografica, lo sviluppo dell’idrogeno per le ferrovie, il Sismabonus, l’installazione delle colonnine di ricarica, la creazione di nuovi posti in asili nido e l’imprenditoria femminile.
Avanzamento finanziario
Finora l’Italia ha ricevuto 66,9 miliardi (37,9 sotto forma di prestiti e il resto di sovvenzioni), circa il 35% delle risorse messe a disposizione del nostro paese nell’ambito del Dispositivo per la ripresa e la resilienza . Ad essi si aggiungeranno i 18,5 miliardi relativi alla terza rata.
Secondo la Relazione, nel complesso le spese sostenute al 28 febbraio 2023 erano pari a circa 25,7 miliardi. L’impiego delle risorse ha riguardato principalmente:
- il rafforzamento dell’Ecobonus e del Sismabonus (8,7 miliardi)
- il credito d’imposta per i beni strumentali legati a Transizione 4.0 (5,4 miliardi)
- le linee di collegamento ad alta velocità e il potenziamento dei nodi ferroviari metropolitani e dei collegamenti nazionali chiave (complessivamente 3,8 miliardi)
- le misure per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni (1,7 miliardi).
Il progresso nell’uso delle risorse è più lento rispetto a quello delle erogazioni dei finanziamenti europei all’Italia nell’ambito del Piano. I ritardi di alcuni bandi di gara hanno comportato, rispetto alla pianificazione finanziaria originale, una rimodulazione del profilo temporale della spesa. L’effettivo impiego dei fondi dovrebbe raggiungere il picco nel biennio 2024-25, in concomitanza con la fase di più intensa realizzazione dei progetti.
Secondo le elaborazioni effettuate da Banca d’Italia sulle informazioni desunte dall’esito dei bandi e dei decreti per l’attribuzione delle risorse, a fine maggio le risorse a valere sul PNRR complessivamente assegnate ai soggetti responsabili dell’attuazione delle misure (sia pubblici sia privati) ammontavano a circa 141,9 miliardi (pari al 74,1% della dotazione complessiva). Il 40,7% delle assegnazioni territorializzabili era destinato al Mezzogiorno.
Elementi di difficoltà nell’attuazione del Piano
La Relazione al Parlamento fornisce un’analisi dei fattori che potrebbero rallentare l’attuazione del Piano e ostacolare il conseguimento di traguardi e obiettivi.
Le misure del PNRR che mostrano almeno un profilo di criticità sono 118 (a fronte di quasi 300 totali). Di queste, quelle che presentano almeno un ostacolo all’attuazione giudicato oggettivo (e quindi idoneo a motivare una richiesta di modifica) sono 57, per un ammontare pari a oltre 95 miliardi.
In relazione all’aumento dei prezzi di materie prime e materiali da costruzione, si stima che alla fine del 2022 il costo dei progetti inclusi nel Piano era cresciuto in media di circa il 10% rispetto a quanto inizialmente preventivato. Gli incrementi più rilevanti interessavano le iniziative connesse con la transizione ecologica e con la costruzione di infrastrutture.
Nel caso della manodopera si stima che nell’anno di picco della spesa saranno richiesti circa 300.000 lavoratori aggiuntivi. Per favorire la realizzazione dei progetti e trarre pieno beneficio dalla domanda di lavoro indotta dalla realizzazione del Piano, sarebbero necessari interventi di formazione e attrazione di capitale umano, oltre che politiche volte a favorire la ricollocazione dei disoccupati verso i settori in espansione.
In taluni casi i soggetti attuatori pubblici sono sprovvisti delle risorse umane e delle competenze tecniche necessarie a portare a termine gli investimenti programmati. L’assunzione di personale aggiuntivo nella Pubblica amministrazione destinato all’attuazione del Piano ha ridotto solo in parte questa carenza. La limitata attrattività delle posizioni lavorative bandite (di durata temporanea e legate all’orizzonte di applicazione del Piano) ha reso difficoltoso il processo di reclutamento. Successivi provvedimenti legislativi (DL 115/2022 e DL 13/2023) hanno previsto la possibilità di trasformare tali incarichi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato.
Banca d’Italia ricorda infine che: “Oltre agli investimenti, riveste un ruolo fondamentale lo sforzo di riforma in alcuni ambiti inclusi nel Piano, come l’efficienza della giustizia, il contrasto all’evasione fiscale, la riduzione dei tempi per la realizzazione delle opere pubbliche e più in generale il miglioramento dei servizi pubblici, per i quali ampiamente documentati sono i ritardi del Paese. Si tratta di priorità nazionali, ben note e largamente condivise, che, indipendentemente dall’esito delle richieste di modifica del Piano, richiedono un impegno duraturo e costante”.
Fonte: Banca d’Italia