Nel recente passato la crescente liberalizzazione del commercio e degli investimenti ha cambiato profondamente lo scenario internazionale. Diversi paesi emergenti hanno guadagnato importanti quote di esportazioni (la Cina in particolare) mentre molte economie avanzate hanno visto un progressivo calo del loro peso export, dovuto anche agli investimenti diretti realizzati nei paesi emergenti per costruire “piattaforme di esportazione” e servire meglio i clienti locali.
Tra il 2010 e il 2022, la quota dell'Italia sul commercio mondiale di beni e servizi misurato a prezzi correnti, è scesa dal 2,8% al 2,4% (-0,4 p.p.). La contrazione è stata più pronunciata nei servizi (-0,9 p.p.), che rappresentano circa il 17% del totale delle esportazioni, rispetto alle merci (-0,3 p.p.).
Il calo della quota di esportazioni italiane nel periodo considerato è inferiore in valori correnti, rispetto a Germania e Francia.
- La Germania mostra il calo maggiore in termini assoluti (dal 7,7% al 6,5%, -1,2 p. p.), partendo però da un livello significativamente più alto rispetto agli altri tre paesi.
- La Francia ha registrato un calo della sua quota di esportazioni di beni e servizi di -0,8 p.p, il doppio dell'Italia e due terzi di quello della Germania.
- Al contrario, la Spagna mostra la migliore performance tra le economie considerate, mantenendo la propria quota di mercato dell’export pressoché invariata (-0,1 p.p. rispetto al 2010).
Rispetto agli altri tre principali Paesi dell’Area Euro, nel 2022 la quota dell’export di merci dell’Italia è stata pari al 90,4% di quello del 2010 (80,8% per la Germania e 72,5% per la Francia).
Quote totali di esportazioni di beni e servizi (valori attuali)
Fonte: elaborazioni Agenzia ICE su dati WTO
Nel periodo post-Covid, l’Italia ha registrato buone performance: rispetto al 2019, l’export di merci è aumentato del 9,6% in volume, superando la crescita dell’UE (+9,1%), dell’Area Euro (+8,4%) e dei principali paesi europei (Germania +2,9%, Paesi Bassi +8,7%, Francia -4,9%).
Per spiegare la maggior resilienza e le miglior performance dell’export italiano negli ultimi anni, rispetto alle altre principali economie, l’analisi evidenzia tre fattori principali:
- il netto miglioramento della competitività di prezzo dell'Italia nel 2022 rispetto all’anno precedente, grazie ai tassi di cambio effettivi reali e alla limitata dinamica del costo del lavoro
- la minore concentrazione del manifatturiero italiano nel settori ad alta intensità energetica
- anche se nel 2022 sono aumentate le imprese italiane che hanno riscontrato carenza di materiali e attrezzature (come ostacolo alla produzione), raggiungendo in media il 18% (rispetto al 10% dell’anno precedente), la quota è nettamente inferiore altre principali economie dell’Eurozona, segnalando una diversificazione relativamente più elevata dei fornitori.
Per quanto riguarda l’innovazione è fondamentale che l’Italia e le sue imprese aumentino gli investimenti in ricerca e sviluppo per incrementare la produttività e la competitività, sia sui mercati nazionali che esteri.
Un’altra area di miglioramento rilevante per l’Italia è legata alla logistica, area in cui è relativamente debole rispetto ai principali paesi europei.
Infine, la dimensione relativamente piccola delle imprese italiane può costituire un limite per la competitività internazionale dell’Italia.
Il documento è stato predisposto per l'incontro con la Commissione Europea “Macroeconomic Imbalances Procedure (MIP)” (31 gennaio - 2 febbraio 2024)
Fonte: Agenzia ICE (Italy: recent changes in export shares)