La rilevazione dell’Associazione Italiana delle Banche Estere - cui seguirà a settembre una seconda edizione - è stata condotta dal 5 al 15 maggio presso un panel internazionale di società finanziarie, fondi di investimento, imprese multinazionali. L’indagine si è concentrata su tre elementi:
- la direzione dei flussi di investimento, in entrata e in uscita, che riguardano l’Italia in questa fase
- la valutazione sulle politiche e gli strumenti messi in atto dai diversi Paesi per contrastare l’emergenza
- il ruolo dell’Unione europea e le politiche di contrasto all’emergenza.
Impatto della pandemia sui flussi di investimento in ingresso - uscita dall’Italia
La prima domanda può essere considerata al pari di un giudizio complessivo sulla tenuta del sistema Italia di fronte alla crisi:
- il 38,8% delle risposte prospetta un moderato deflusso di capitali in attesa di una ripresa delle attività nel corso del 2020
- il 32,7% ritiene plausibile il verificarsi, invece, di un moderato afflusso di risorse verso quei settori per i quali proprio la pandemia ha determinato un aumento della domanda: su tutti la filiera farmaceutica-medicale e quella alimentare.
- In generale, l’area della sfiducia sulla tenuta del sistema economico italiano e sulle possibilità di recupero a medio termine della sua forza produttiva è circoscritta al 16,2% delle risposte.
Al quesito riguardante la possibilità che si verifichi, in questa fase, una sorta di «shopping» delle imprese italiane, il panel risponde in modo compatto: l’84% ritiene che l’ipotesi dell’estensione del controllo di imprese italiane da parte di soggetti esteri sia verosimile e considera questa situazione profittevole soprattutto in ambiti di attività di elezione del made in Italy, come il manifatturiero, l’agroalimentare e la moda.
I Paesi più virtuosi
La Germania, secondo il 93,2% del panel, è stata la nazione che ha avuto la migliore capacità di risposta al contagio in termini di salute pubblica e grado di continuazione delle attività economiche.
Seguono la Corea del Sud (79,5%), la Cina (50%), il Giappone (20,5%), la Francia (15,9%), Italia e Stati uniti a pari merito con l’11,4%. Spagna e Regno Unito sono stati percepiti come i più inefficaci.
Il ruolo dell’Unione europea
L’eventualità di emettere obbligazioni comunitarie per sostenere l’impatto del Covid 19 e per avviare la ripresa dell’Unione, ha stimolato un esteso dibattito. La richiesta di valutazione al panel concerneva l’indispensabilità dello strumento, data la gravità della situazione e l’auspicabilità della sua adozione.
Il 58% dei componenti del panel considera utili gli eurobond, con la condivisione del debito pubblico, ma segnala anche la necessità che questo strumento sia affiancato da altri dispositivi. L’area dell’esclusione a priori degli eurobond resta piuttosto circoscritta.
Un discreto grado di fiducia è invece assegnato al Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità), anche questo oggetto di un intenso dibattito soprattutto in Italia. Il 34,7% delle risposte considera utile il ricorso al Mes, mentre circa un terzo del panel richiama l’attenzione alle potenzialità di intervento che sono conferite alla Banca Europea degli Investimenti.
Guido Rosa, presidente di Aibe, ha commentato i risultati: “Non c’è una sfiducia di fondo a seguito delle misure prese per affrontare la pandemia. Prevale una valutazione “fredda” e razionale degli effetti della pandemia sull’economia italiana, senza eccessivi allarmismi, ma lontana dall’elargire facili rassicurazioni”.
Già la ricerca Aibe Index del 2019 sottolineava l’urgenza di riforme strutturali per l’Italia (burocrazia, fisco, giustizia, semplificazione e chiarezza legislativa) riforme oggi non più differibili.
Fonte: Associazione Italiana delle Banche Estere