13 ottobre 2020

Agroalimentare: italian sounding in Asia

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L’export di prodotti agricoli e alimentari verso i Paesi Extra-UE mostra una sostanziale tenuta nel periodo gennaio-aprile 2020, coincidente con lo sviluppo della pandemia (+3,7% rispetto allo stesso periodo del 2019).

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Le esportazioni di prodotti del food italiano in Asia raggiungono nel 2019 un valore di 4,5 miliardi di euro, in aumento del 23,4% su base annua (il 30,6% dell’export agroalimentare Extra-UE e il 12% delle vendite globali del comparto). Tra i prodotti maggiormente esportati sul mercato asiatico nel 2019, troviamo il tabacco, con una quota del 22,8% sull’export del settore (che nei primi tre mesi dell’anno raggiunge il 25,1%), seguito dai pasti e piatti pronti, condimenti, caffè (18,9%) e bevande (14,9%).

Oltre il 40% delle vendite sul mercato asiatico ha interessato il Giappone, verso cui si registra anche il più elevato ritmo di crescita (+66,5% rispetto al 2018), seguito a grande distanza dalla Cina (9,2%) e dalla Corea del Sud (5,9%). Buone performance si riscontrano anche a Singapore (+10,4%) e in Vietnam (+9,5%).

Guardando ai dati del primo trimestre 2020, il Giappone si conferma la prima destinazione dell’export agroalimentare in Asia, con una quota del 42,4%, e un valore delle vendite pari a 477,5 milioni di euro. L’incremento delle esportazioni nel Paese rispetto a gennaio-marzo 2019 sfiora addirittura il 76%, controbilanciando in parte la flessione registrata in altre realtà (-3,4% in Thailandia, -15,2% in Vietnam, -25,8% a Hong Kong).

La contraffazione alimentare e l’Italian Sounding rischiano di estendersi ulteriormente a causa delle tensioni commerciali dovute ai dazi americani nei confronti dell'Unione Europea, già colpita dall'embargo russo per una serie importante di beni, che rischiano di favorire la produzione di imitazioni locali.

Mappatura dei prodotti Italian sounding in Asia

Assocamerestero - in collaborazione con 8 Camere di Commercio Italiane all’Estero presenti in Cina (Hong Kong, Pechino), Corea del Sud (Seoul), Giappone (Tokyo), India (Mumbai), Singapore (Singapore), Thailandia (Bangkok) e Vietnam (Ho Chi Minh City) - ha monitorato l’andamento e la diffusione del fenomeno in Asia.

L’indagine si inserisce all’interno del Progetto True Italian Taste, promosso e finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nell’ambito della Campagna di promozione del cibo 100% Made in Italy.

Le categorie di prodotto maggiormente colpite dal fenomeno dell’Italian Sounding individuate dalle 8 strutture camerali sono:

  • condimenti (sughi, aceto, olio)
  • surgelati e piatti pronti
  • pasta
  • prodotti lattiero-caseari
  • prodotti da forno (snacks, dolci)
  • prodotti a base di carne
  • bevande (caffè, hot drinks, vino).

Oltre 600 prodotti Italian Sounding sono stati rilevati dalle 8 CCIE presenti sul mercato asiatico. La categoria più colpita dal fenomeno è quella dei condimenti: il 26,8% dei prodotti che evocano l’autentico Made in Italy acquistati in Asia sono infatti sughi, salse, condimenti, olio, aceto, etc..

Al secondo posto tra i prodotti più imitati troviamo i surgelati e piatti pronti (con una quota del 19,6%), seguiti a brevissima distanza dalla pasta (19,1%). Si fermano invece al 17,5% i prodotti lattiero-caseari.

Analizzando i singoli mercati, per i condimenti Italian Sounding si registra un livello di diffusione superiore alla media in India, dove, con una quota del 51,2%, rappresentano la metà dei prodotti di imitazione italiana presenti nel mercato, e in Corea del Sud (43,4%), seguite dalla Cina (31,0%).

A Singapore è la pasta il prodotto Italian Sounding più diffuso (38,6%), seguita dai latticini (34,1%), la cui diffusione è molto rilevante anche in Thailandia (42,3%).

In Cina, un terzo del food Italian Sounding è costituito dai surgelati e piatti pronti (soprattutto pasta e pizza surgelati), mentre i condimenti occupano la seconda posizione (31,0%).

La pizza e il gelato surgelati che richiamano l’Italia sono fortemente presenti anche in Vietnam (23,3%).

A Hong Kong sono invece i latticini i prodotti più imitati, che rappresentano circa un quarto di quelli presenti sul territorio (24,5%).

In tutte le categorie di prodotti imitativi più diffusi nei mercati in esame, si registra mediamente un abbattimento dei costi rispetto ai corrispondenti prodotti autentici. La pasta è il prodotto per il quale l’abbattimento è maggiore (-30,7%), seguito dai surgelati (-21,6%), dai condimenti (-11,9%) e infine dai latticini (-6,9%).

I canali distributivi dei prodotti Italian Sounding

I prodotti del food Italian Sounding vengono acquistati prevalentemente nelle grandi catene di supermercati asiatiche (per il 64,2%). Gli specialty stores e le boutique eno-gastronomiche risultano un canale di approvvigionamento residuale, con una presenza del 7,5% di prodotti di imitazione italiana, fatta eccezione per il Giappone, dove la percentuale raggiunge il 22,4%.

Guardando ai singoli Paesi, i supermercati rappresentano i principali luoghi di acquisto del food Italian Sounding soprattutto in Giappone (con un’incidenza del 77,6%) e in Corea del Sud (66,7%), mentre a Singapore e in India la metà dei prodotti viene acquistata presso le grandi catene distributive (con una quota rispettivamente del 56,8% e del 53,7%).

L’e-commerce, con una quota del 12,7%, stenta ad affermarsi come canale di primo riferimento per i consumatori locali e raggiunge percentuali più significative solo a Pechino (40,8%), soprattutto grazie alla presenza di un gigante del commercio online come Alibaba, e a Singapore (40,9%).

Fonte: Assocamerestero

 

 

 

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