27 settembre 2013

Agribusiness nell’Africa sub-sahariana

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Fare affari con i paesi dell’Africa sub-sahariana è possibile, in particolare nel settore agroindustriale. Come dimostra il Dossier curato dalla rivista mensile “Africa e Affari”.

Agribusiness nell’Africa sub-sahariana

Per decenni l’Africa è stata considerata soprattutto per le ricchezze del sottosuolo: pietre preziose, minerali, giacimenti di petrolio e di gas dovranno però lasciare spazio anche a un’agricoltura moderna che accompagnerà le prossime tappe dello sviluppo.

L’agricoltura e l’agribusiness insieme contano per quasi la metà del Pil africano: l’agricoltura per circa il 25% e l’agribusiness per un altro 20%. La produttività agricola africana è pari a 1,3 tonnellate per ettaro, circa il 60% in meno rispetto alla media mondiale.

La vastità del suo territorio e dei suoi ambienti e climi permette la realizzazione di colture di ogni tipo. L’Africa possiede il 50% delle terre ancora non coltivate e il 27% di quelle arabili, ma nonostante questo enorme potenziale, importa 30 miliardi di dollari di cibo all’anno.

Sta crescendo la classe media africana, sempre più costituita da persone inurbate che, con le migliori condizioni economiche, cercano di arricchire e

variare la loro dieta. La Banca Mondiale, in un recente rapporto intitolato “Coltivando l’Africa, sbloccare il potenziale dell’agribusiness”, ha dato un valore al futuro possibile del settore agricolo africano: 1 trilione di dollari entro il 2030, ovvero un giro d’affari di 1.000 miliardi di dollari per la sola Africa subsahariana.

Il mercato alimentare urbano in Africa, secondo gli esperti, potrebbe quadruplicarsi nell’arco dei prossimi anni fino a superare, entro il 2030, un giro d’affari di 400 miliardi di dollari.

I centri commerciali di Nairobi, Lagos e Accra stanno ridefinendo le modalità con cui la classe media africana fa acquisti. I grandi centri di distribuzione stanno sostituendo il “mercato centrale”.

Le due principali catene di supermercati dell’Africa sono Shoprite e Massmart, entrambe sudafricane. Shoprite è il primo rivenditore di cibo del continente con 1.246 punti vendita aziendali e 274 franchiser, in 18 paesi. A ruota segue Massmart – che lo scorso anno ha ceduto il 51% del capitale alla statunitense Wal-Mart (per oltre 2 miliardi di dollari) - con 9 grandi magazzini e 288 negozi, in 14 paesi africani.

L’agribusiness ha un vasto potenziale di crescita nelle filiere della lavorazione, dell’impacchettamento, del controllo qualità e della commercializzazione del prodotto agricolo. I settori più dinamici sono riso, cereali, avicoltura, oli vegetali, caseario e orticoltura.

Una maggiore competitività dell’agribusiness in Africa, richiede però:

  • un più facile accesso alla proprietà della terra e una miglior governance delle risorse
  • la formazione di forza lavoro specializzata nel settore agricolo, a vari livelli
  • costruzione e manutenzione di strade e collegamenti viari che consentano, tutto l’anno e in qualsiasi condizione climatica, di poter trasportare le merci ai centri di raccolta
  • la riforma delle politiche sulle sementi (restrizioni sulle importazioni, rigidi e lunghi processi di diffusione di nuove varietà di semi)
  • la diffusione e commercializzazione di fertilizzanti a costi competitivi (quelli  usati in Africa sono per lo più importati e i prezzi risultano superiori del 30% rispetto ad altre parti del mondo)
  • la realizzazione di sistemi irrigui su larga scala
  • la creazione di un comparto di ricerca e sviluppo agricolo attualmente inesistente

In collaborazione con: "Africa e Affari"

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