I prodotti italiani più esportati nel Regno Unito sono, nell’ordine:
- alimentari
- mezzi di trasporto
- abbigliamento
- macchinari
Diminuiscono anche le importazioni in Italia da Oltremanica (-70,3%) in particolare mezzi di trasporto, prodotti chimici, macchinari e apparecchi.
Le difficoltà negli scambi commerciali con la Gran Bretagna mettono in pericolo 3,4 miliardi di esportazioni agroalimentari Made in Italy dello scorso anno con il Regno Unito che si è classificato al quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese per cibo e bevande dopo Germania, Francia e Stati Uniti.
Dopo il vino, con il prosecco in testa, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna ci sono i derivati del pomodoro, la pasta, i formaggi (in primis Grana Padano e Parmigiano Reggiano), i salumi e l’olio d’oliva.
Le tensioni alle frontiere possono trasformarsi in ritardi, particolarmente dannosi soprattutto per i prodotti alimentari deperibili.
Le criticità maggiori sono riscontrabili a livello di procedure doganali e sono legate all’aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi, maggiori controlli e in generale alla burocrazia.
Ad essere colpiti, spiega la Coldiretti, sono soprattutto i piccoli produttori. Difficoltà specifiche pesano sul settore florovivaistico, già duramente colpito dalla pandemia, in quanto manca il riconoscimento reciproco dei passaporti fitosanitari. A questo si lega anche la mancanza di un accordo sui requisiti fitosanitari e sanitari (Sps) che dal 1° luglio rischia di rendere il quadro ancora più complicato perché le autorità britanniche saranno chiamate a controlli alle frontiere sempre più completi.
Anche nel settore vitivinicolo, che è la principale voce dell’export agroalimentare Made in Italy, si potrebbe riscontrare difficoltà soprattutto in materia di etichettatura, con norme specifiche previste però solo ad ottobre 2022.
Fonte: Coldiretti