Sri Lanka e Pakistan: restrizioni per l’apertura di lettere di credito su beni considerati non essenziali

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Le banche di Sri Lanka e Pakistan scoraggiano l’importazione di beni non essenziali imponendo vincoli alle aperture delle lettere di credito.

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La lettera di credito è uno strumento di pagamento regolato dalla pubblicazione UCP 600 (Uniform Custom Practice) della Camera di Commercio Internazionale di Parigi (I.C.C. – International Chamber of Commerce). 

La lettera di credito è un obbligo irrevocabile della banca a pagare contro presentazione da parte del beneficiario dei documenti conformi alle condizioni contenute nella lettera di credito, nelle UCP 600 e alla “International Standard Banking Practice” (ISBP), sempre della ICC.

Le scarse riserve valutarie dello Sri Lanka rischiano di sfociare in una crisi che potrebbe richiedere un “salvataggio” del Fondo monetario internazionale. Dopo aver rimborsato il debito di 1 miliardo di dollari a luglio, il governo è in grado di coprire solo due mesi di importazioni da destinarsi alle forniture di beni di primaria necessità.

Per affrontare la grave crisi valutaria ha imposto  “100 percent cash margin” sulle lettere di credito (LC) per oltre 600 articoli, come tappeti, cioccolatini, vino, impermeabili, veicoli a motore, in modo da limitare le importazioni non necessarie. Tale restrizione, emessa dalla Banca centrale alle banche commerciali autorizzate, è entrata in vigore l’8 Settembre 2021.

Il cash margin è la quantità di denaro che l’importatore deve depositare presso la propria banca per avviare una transazione di importazione e per l'apertura di una lettera di credito (LC), nel caso specifico il 100% dell’ammontare.

Anche il Pakistan ha deciso di adottare questo approccio: la Banca centrale State Bank of Pakistan (SBP) ha imposto, a partire dall’8 Ottobre 2021, “100 percent cash margin” per apertura di lettere di credito su 114 beni considerati “non necessari”. Una mossa per prevenire deflussi di dollari e un ulteriore indebolimento della rupia.

L’imposizione del Cash Margin Requirements (CMR) nell’importazione su ulteriori 144 beni, porta a 525 il totale delle merci soggette a tale misura.

Conclusioni

  • Gli esportatori Italiani dovrebbero verificare se le merci da loro esportate sono soggette a “cash margin”
  • Il “cash margin” aumenta sostanzialmente il costo delle importazioni in termini di costo/ opportunità delle somme depositate e quindi scoraggiano tali operazioni
  • Gli esportatori italiani che esportano in questi due paesi merci considerate non necessarie potrebbero vedersi ridurre il fatturato.

Marco Bertozzi

 

 

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