Perché un temporary manager locale per operazioni all’estero

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PMI e aziende di matrice familiare vengono spesso stimolate e incoraggiate ad aumentare la loro presenza sui mercati esteri e a sfruttare le opportunità offerte nello scenario globale.

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Nel nuovo modello di globalizzazione del commercio internazionale creato dalla crisi pandemica, si aprono opportunità per imprese  di dimensione contenuta (tra i 20 e i 50 milioni) che vogliano investire in operazioni di acquisizione all’estero, sia di aziende concorrenti che di aziende complementari.

Allargarsi a nuovi mercati si scontra però con la sotto managerializzazione strutturale di molte PMI, per le quali il vincolo per muoversi agilmente sullo scenario internazionale, e soprattutto per cambiare approccio all’internazionalizzazione, è rappresentato dalla mancanza di adeguate risorse e competenze manageriali.

A ciò si aggiunga che la lunga onda pandemica rischia di incidere soprattutto sulle imprese che avevano già dato avvio a progetti di sviluppo, senza aver però ancora consolidato la propria posizione economica e finanziaria. Per queste imprese, abbandonare forzatamente le strategie di sviluppo, soprattutto dei progetti di ricerca, potrebbe avere effetti negativi di più lungo periodo.

Approccio ai mercati esteri

Se pensiamo alle modalità di approccio ai mercati esteri, possiamo distinguere tra tre diverse tipologie di impresa:

  • quelle per cui i mercati esteri sono uno sbocco di tipo addizionale e nulla più (imprese esportatrici)
  • quelle innovative che considerano i mercati esteri come fonte di fattori produttivi e quindi come destinatari di investimenti diretti (imprese internazionalizzate)
  • quelle infine che si trovano a metà del percorso (la maggior parte) che, pur percependo il bisogno di cambiare, non sanno come superare i vincoli derivanti dal loro passato.

Il problema per le aziende “a metà strada”  è come immettere nuove competenze che permettano di accelerare i tempi di passaggio alla fase della maturità: il temporary management, nell’accezione fractional/part time per le più piccole, può essere una soluzione ottimale in tal senso. Oltre il 18% degli interventi temporary sono legati a tematiche di internazionalizzazione.

Una soluzione che le PMI sembrano gradire in modo particolare è la possibilità di utilizzare temporary manager locali (un cinese in Cina, per intenderci), in quanto decisamente più competitivi e più efficaci rispetto all’utilizzo di italiani espatriati, data la conoscenza di usi e costumi, sistema giuridico, metodi di gestione, lingua e più rapidi nella presa di contatto con il problema e con la locale filiale. Senza dimenticare il sensibile vantaggio in termini di costi.

E’ possibile enucleare una serie di situazioni di utilizzo tipiche, rilevate nel caso di operazioni da parte di aziende a proprietà e controllo italiane verso paesi terzi.

Nella fase di pre-acquisizione, ovvero di identificazione e selezione dei possibili target per un investimento diretto (IDE - Investimento Diretti Estero), o per una joint venture.

L’utilizzo più frequente è nel caso di acquisizione di quote di controllo (e talvolta di minoranza qualificata) in aziende piccole e/o di matrice familiare in un altro paese. Attraverso manager esperti dello specifico settore risulta più veloce la fase di identificazione dei possibili target, così come i contatti preliminari con la proprietà, inizialmente anche su base anonima.

Avvalendosi di un manager con conoscenza specifica del settore, risulta essere più efficace ed efficiente anche la valutazione del management esistente, tra gli aspetti maggiormente trascurati (anche solo per “ignoranza”) in queste situazioni.

Il contributo di un manager può limitarsi alla sola fase esplorativa e pre-negoziale, ma talvolta si estende alla fase negoziale vera e propria e alle prime fasi di gestione dopo la conclusione dell’accordo, come soluzione ponte per preparare l’ingresso di un manager, sempre locale, su base permanente o semi-permanente.

Una volta chiusa l’operazione, il nuovo entrante spesso provvede a mettere da subito sotto controllo alcuni aspetti chiave della gestione (es. con un CFO temporary, per allineare procedure contabili e amministrative e poi procedere all’inserimento di un manager permanente locale), piuttosto che l’area industriale con le stesse logiche (se presenti attività produttive).

Da ultimo, si ricorre al temporary management per specifiche tematiche legate alla gestione corrente (es. ottimizzazione di alcune funzioni chiave,) o ad operazioni straordinarie (es. chiusure o liquidazioni societarie).

Un’importante notazione: tramite società specializzate è anche possibile accedere a forme di finanziamento che coprono l’utilizzo di manager locali in operazioni all’estero

Maurizio Quarta

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